Nelle popolazioni antiche quelle che più ci hanno influenzato, ovvero quelle che ci interessano più da vicino sono la civiltà greca (nome coniato dai Romani, il nome con cui i Greci si autodefinivano era Elleni) e la civiltà romana (la civiltà più importante della storia antica).
Quello
che è rilevante nella differenza originaria tra Elleni e Romani, è
principalmente l’approccio che i due popoli avevano con la cultura, oltre che all’approccio
alla guerra, alla conquista, all’espansione territoriale e a molti altri valori
come l’amore per la patria, tanto che molte scene romane sono state
rappresentate in affreschi, sculture, ecc. in quadri dell’età romantica, uno
dei quali valori era proprio il patriottismo.
Gli
Elleni erano amanti della cultura, ma ovviamente ci sono delle eccezioni, come
quella riguardante la città ellenica di Sparta, una città bellicosa con una
società rigida, molto diversa da Atene, città della cultura e della filosofia.
I
Romani, originariamente, ponevano le arti, la cultura e la filosofia in secondo
piano, ma si interessavano delle cosiddette arti
pratiche, ad esempio la geometria, l’edilizia, ecc. per la costruzione di
opere pubbliche (ad es. ponti, acquedotti, edifici, terme, sistemi fognari,
ecc.). Ma quando questo popolo venne a contatto con la civiltà greca, subito
trasse spunto dalle sue credenze, dalle sua filosofia, dalla sua arte e dalla
sua cultura. Si pensi che la maggior parte delle sculture di autori greci che
sono risalite fino ai nostri giorni non sono altro che copie romane in marmo
delle stesse opere greche autentiche, andate perdute. Infatti i Romani
copiavano e conservavano con tecniche efficienti le innumerevoli copie che
creavano delle opere bronzee greche. Un esempio di sculture di bronzo quasi
sicuramente originarie della Grecia sono i celeberrimi Bronzi di Riace.
L’insieme
delle civiltà ellenica e romana è detto civiltà
classica.
Nell’antichità
(e quindi anche nell’epoca classica), era sorto negli animi degli uomini il
bisogno di spiegare la causa dei fenomeni naturali, ai quali gli stessi uomini
erano affascinati ma allo stesso tempo impauriti. Si chiedevano come potesse
esistere una forza così grande e imponente, che andava a sfociare nell’infinito
dell’ignoto e nell’ignoto dell’infinito. Una potenza sovrumana.
I
Greci, peraltro, non avevano nemmeno un’unità sacerdotale superiore alle altre,
ma ogni sacerdote (o sacerdotessa) era un interprete della volontà degli dèi.
Per questo, nella nascita dei miti (i racconti che l’uomo inizialmente
tramandava oralmente di generazione in generazione per spiegarsi e spiegare la
causa dei fenomeni naturali e la causa dell’esistenza umana), in Grecia si ebbe
una maggiore libertà di espressione religiosa e, a differenza delle credenze
pagane di altri popoli (ad esempio gli Egizi, i Sumeri, i Babilonesi, gli
Assiri, ecc.), che per ogni fenomeno naturale avevano un mito ufficiale, gli
Elleni avevano più miti per lo stesso fenomeno naturale. Questa caratteristica
rende la mitologia greca ancora più affascinante e importante per la nostra
formazione culturale. La mitologia è lo
studio dell’insieme dei miti per risalire alle credenze, da mythos, in greco μύθος, che significa ‘Parola’ e in particolare ‘Parola di un dio’ e
logos, in greco λόγος, che invece significa ‘studio, discorso, parola’.
Un
aspetto molto particolare della visione che i Greci avevano delle loro divinità
è quello di un’imperfezione degli dèi stessi. Infatti, questi ultimi erano
visti con gli stessi pregi e difetti degli umani, erano a volte violenti, a
volte ingenui o astuti, altre seducenti e ambigui, molte volte vendicativi e
passionali. L’unica differenza che avevano con gli umani era l’immortalità e
l’utilizzo dei propri poteri. Gli dèi infatti non potevano morire, non potevano
ammalarsi, e avevano poteri inerenti i propri attributi. Infatti, ogni divinità
greca aveva uno o più attributi, ad esempio Ade era il dio dell’Oltretomba e
dei morti, Demetra dell’agricoltura e della fertilità, ecc.
Un
altro aspetto fondamentale è l’impotenza degli dèi rispetto ad un essere
superiore, il Fato (Destino per i Romani): persino Zeus, re degli dèi, doveva
sottostare al Fato.

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